Piazza Maggiore
Piazza Maggiore è il cuore pulsante della città. Delimitata dai quattro edifici più importanti di Bologna, questa piazza è famosa per il suo tipico “crescentone” che la solleva di un gradino dal suolo. La piazza è dominata dalla basilica di San Petronio che si trova di fronte a Palazzo Re Enzo, la prigione dorata del Re di Sardegna. Accanto a questi due edifici si trovano il Palazzo dei Banchi, uno spettacolare edificio che divide la piazza dalle strette vie del mercato del quadrilatero e il portico più famoso del centro storico di Bologna, il Pavaglione. Infine, il perimetro di Piazza Maggiore termina con Palazzo d’Accursio, noto anche come Palazzo Comunale, sede del Comune. Questo edificio si estende poi fino alla piazza adiacente che ospita la Fontana del Nettuno, un simbolo storico della città che indica l’antica natura acquatica di Bologna. Durante i mesi estivi, ci sarà una proiezione su megaschermo di film italiani e stranieri in lingua originale e di partite di calcio dei Mondiali e degli Europei.
Via Indipendenza, Via Rizzoli, Via Ugo Bassi
Queste tre sono le principali vie commerciali di Bologna. La T formata dall’intersezione delle tre vie, che diventa pedonale durante il fine settimana, ospita bar ma soprattutto molti negozi. Passeggiando nel centro storico sarà quasi impossibile non imbattersi in queste vie che collegano Piazza Maggiore, le due torri e la stazione centrale. In queste strade puoi trovare negozi come Nike, Zara, Apple, Duglas, Desigual, Maison du Monde, HM e molti altri quindi, se sei a Bologna anche per fare shopping, ti consigliamo vivamente di fare una passeggiata lungo la T.
Via Farini
Via Farini è una delle strade principali di Bologna. Estensione più centrale dell’altrettanto importante Via Santo Stefano, Via Farini si estende da Via Castiglione a Via d’Azeglio, toccando Piazza Minghetti, Piazza Cavour e Piazza Galvani, tre piazze storiche del centro di Bologna. Oltre alla T pedonale, Via Farini è anche una strada commerciale e ospita anche COS, Hermes, Furla, Falconieri e Manila Grace e molti altri negozi. Di fronte a Piazza Cavour, dove si trova una delle migliori gelaterie d’Italia, si trova una galleria dedicata al lusso, la Galleria Cavour. Qui si trovano negozi come Gucci, Luis Vuitton, Tiffany, Miu Miu, Church’s, Armani e molti altri. Se hai voglia di fare shopping sfrenato o magari di bere un caffè in una delle piazze adiacenti, questa è la zona che fa per te.
Il Quadrilatero e il Mercato di Mezzo
Il Quadrilatero è un intreccio di vicoli e strade che si trova tra Piazza Maggiore e le Due Torri. Qui si trovano una miriade di negozi e mercati che vendono prodotti tipici bolognesi ed emiliani come tortellini, tagliatelle, mortadella e lasagne. Le strade principali che formano questa rete sono Via Clavature, Via degli Orefici e Via Pescherie Vecchie che, oltre a mercati e negozi, ospita numerosi bar e ristoranti che offrono anche prodotti tipici della regione come tigelle e crescentine per un pasto buono e veloce. In questo labirinto di gastronomia si trova il Mercato di Mezzo, un mercato coperto in cui sono presenti numerosi stand di ristoranti per tutti i gusti.
Quartiere universitario
Bologna è famosa in tutto il mondo per la sua università, la più antica d’Europa e la seconda al mondo. Molti studenti italiani e stranieri vengono a studiare e a vivere a Bologna e la sera si riversano nelle strade per incontrarsi, mangiare o bere qualcosa. La via universitaria per eccellenza è Via Zamboni, la strada che dalle Due Torri porta a Piazza Verdi, sede dello splendido Teatro Comunale. Questi luoghi, tra cui Via Belle Arti e Via Righi da un lato e Piazza Aldrovandi dall’altro, sono costellati di bar, pub e ristoranti animati come le strade che li ospitano. Questa zona della città sembra non dormire mai, soprattutto nei fine settimana quando è molto affollata di giovani.
Oltre ad essere una zona molto bella con facoltà che consigliamo di visitare come quella di Giurisprudenza in Via Zamboni 22, questa zona è anche una delle più vivaci, soprattutto la sera. Consigliata ai giovani che vogliono divertirsi fino a tardi piuttosto che per tranquille passeggiate notturne.
San Petronio
San Petronio è la chiesa principale di Bologna, situata in Piazza Maggiore. La chiesa si erge con la sua caratteristica facciata incompiuta sulla piazza principale del centro città.
La basilica fu dedicata dal Consiglio del Comune di Bologna al patrono della città, il vescovo Petronio, vissuto nel V secolo.
Bologna nel XIV secolo era una delle città più popolate e ricche di tutta Europa, grazie alla borghesia artigiana e mercantile che si sviluppò in città e che la governava. Già nel 1307 si decise di costruire un edificio religioso di una certa importanza dedicato al santo, anche se a causa di varie vicissitudini politiche i lavori iniziarono solo nel 1390, spinti dalla concorrenza con le vicine Firenze e Milano che avevano già iniziato la costruzione dei rispettivi Santa Maria del Fiore e Duomo.
La decisione di costruire la basilica è un esempio unico di presa di posizione da parte dei cittadini, infatti gli ecclesiastici non furono nemmeno interpellati, anzi, erano molto contrariati perché venivano colpiti in modo particolare dalle tasse necessarie per la costruzione della basilica.
Nel 1390 il maestro Antonio di Vincenzo fu l’incaricato della costruzione dell’opera che, secondo i progetti allora perduti, doveva superare le dimensioni di San Pietro in Vaticano, con una lunghezza di 180 metri. Purtroppo, in parte a causa della morte prematura dell’architetto dopo dieci anni di lavoro e in parte a causa del futuro antipapa Baldassarre Cossa, che era in contrasto con il Comune e contrario alla costruzione della basilica, il progetto non fu portato a termine. Il legato pontificio vendette tutti i materiali di costruzione approfittando della morte del maestro e così facendo bloccò i lavori. Lo scultore Jacopo della Quercia fu chiamato a decorare la porta d’ingresso ma pochi anni dopo morì anche lui. I lavori procedettero a singhiozzo per oltre un secolo fino al completamento della navata centrale fino alla quinta campata.
La Chiesa affidò a Michelangelo il compito di realizzare una grande statua in bronzo di Giuliano della Rovere (Papa Giulio II) da collocare davanti alla facciata, ma questa fu distrutta dai signori della città, in guerra con il papato per il controllo di Bologna.
Nel 1507 l’architetto Arriguzzi fu incaricato di continuare i lavori e costruì un’enorme cupola con quattro campanili, che terminava la grande abside con 12 cappelle radiali che terminavano le facciate laterali della croce latina. Il progetto avrebbe dovuto estendere ulteriormente la basilica fino a 225 metri, rendendola l’edificio religioso più grande del mondo. Oggi sembra difficile pensare che una città come Bologna possa ospitare un edificio di così grande importanza, ma all’epoca era una delle città più importanti d’Europa, anche grazie all’università che era la migliore del mondo.
Papa Pio IV, con una mossa politica, decise di dare la precedenza alla costruzione dell’adiacente Archiginnasio e di altri edifici circostanti che impedirono la realizzazione dell’enorme opera, lasciandola incompiuta come la vediamo oggi.
Archiginnasio
Il Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna, oggi sede della biblioteca comunale, fu costruito nel 1563 a tempo di record con l’obiettivo di dare una sede unitaria a tutte le diverse discipline dello Studium (antico nome dell’Università), che furono ospitate in questo luogo per 3 secoli. L’edificio si sviluppa su due piani con un cortile centrale circondato da una doppia fila di logge. L’intero palazzo è decorato con un’infinità di stemmi nobiliari appartenuti a tutti gli studenti e professori che facevano parte dello Studium di Bologna. Questo affascinante motivo ornamentale è il più grande complesso araldico murale del mondo e suscita l’ammirazione e la meraviglia dei visitatori.
Degno di nota è il teatro anatomico, una sala ad anfiteatro interamente realizzata in legno e decorata con statue di famosi medici della storia che veniva utilizzata per le lezioni di anatomia.
Le due torri
Bologna era famosa non solo per l’università, ma anche per l’altissimo numero di torri che si ergevano sulla città. C ‘erano fino a un centinaio di torri in tutto il centro storico; le più alte erano uno strumento di offesa/difesa per le famiglie più ricche durante il periodo delle investiture e una manifestazione di potere, ma c’erano anche case/torri più piccole con scopi esclusivamente abitativi. Inoltre, si possono ancora trovare “torresotti” alle porte della seconda cerchia di mura. Purtroppo, nel XIII secolo molte torri crollarono, vennero tagliate o addirittura demolite, lasciando il numero di questi edifici a 22 in tutto.
Il simbolo della città di Bologna sono le due torri. Questi edifici del XII secolo, entrambi pendenti, misurano 48 metri per la torre Garisenda e 97 metri per la torre degli Asinelli. Entrambe sono state accorciate di circa venti metri a causa di vari danni e crolli dovuti a incendi, guerre e fulmini.
La Garisenda viene addirittura nominata da Dante nel XXXI Canto dell’Inferno.
In origine le due torri avevano costruzioni in legno tutt’intorno e collegamenti sospesi da una all’altra, in modo da aumentare lo spazio e semplificare la viabilità da una torre all’altra.
Nel corso della storia, le Torri hanno avuto vari utilizzi, tra cui quello di torre di avvistamento per controllare il tumultuoso Mercato di Mezzo e sedare eventuali rivolte sul nascere o, durante la Seconda Guerra Mondiale, per guidare i soccorsi nei luoghi colpiti dai bombardamenti.
La Torre degli Asinelli è nota anche per l’esperimento delle tombe di Guglielmini che, volendo dimostrare la rotazione della Terra, lasciò cadere dalla torre una moneta che non cadde in linea retta ma deviò verso est di 1,7 cm. Nel 1792 i risultati del suo esperimento furono raccolti nel De Diurno Terrae Motu, che ebbe ampia diffusione nel panorama scientifico.
Oggi, mentre la Garisenda non è aperta al pubblico, la Torre degli Asinelli può essere visitata al costo di 5€ a testa e, salendo 498 gradini, si può arrivare in cima all’edificio per godere di una vista mozzafiato su tutta la città.
I biglietti possono essere acquistati online o presso il centro turistico Bologna Welcome in Piazza Maggiore.
Piazza Santo Stefano
La Basilica di Santo Stefano, da cui prende il nome la piazza antistante, è nota anche come “Sette Chiese” in quanto è composta da diversi edifici uniti in un unico complesso.
Secondo la leggenda fu proprio San Petronio, patrono di Bologna, a progettare la chiesa, che si sarebbe ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme. L’edificio, che sorge sopra un tempio di Iside, è molto antico e costruito in epoche diverse. La chiesa più antica è quella che prende il suo nome e che ospita i sarcofagi dei martiri Santi Vitale e Agricola, risalenti al IV secolo. Successivamente, nel V secolo, fu costruita la basilica del Santo Sepolcro, che ospitava la tomba del santo patrono della città e tre secoli dopo fu unita al complesso la chiesa del Santo Crocifisso, l’attuale punto di accesso alla basilica. Durante un’invasione barbarica degli ungheresi nel X secolo, la struttura fu brutalmente devastata e poi ricostruita nel secolo successivo dai monaci benedettini che ancora vi risiedono. In un periodo successivo, tra il 1880 e i primi decenni del XX secolo, un massiccio intervento di restauro cambiò il volto del complesso: la progettazione si basava sul Santo Sepolcro di Gerusalemme, ma si ispirava erroneamente alla ricostruzione dei crociati piuttosto che al progetto originale di Costantino, oggi perduto.
Il complesso è costituito dalla Chiesa del Crocefisso, di origine longobarda e sopraelevata rispetto alla cripta; a destra si trova invece la basilica del Sepolcro costruita nel V secolo da San Petronio, allora vescovo di Bologna, che ospitava i resti dello stesso. La tradizione vuole che le donne incinte vi si recassero e, mentre pregavano, facessero tanti giri del sepolcro quanti gli anni di Cristo prima di spostarsi nella vicina chiesa del Martyrium per adorare l’affresco della Madonna.
Sempre a destra del Santo Sepolcro si trova la Basilica dei Santi Protomartiri Vitale e Agricola, rispettivamente servo e padrone, le cui reliquie sono conservate all’interno dell’edificio.
Uscendo dal Sepolcro raggiungiamo il Cortile di Pilato, circondato su due lati da un portico con colonne cruciformi in mattoni e con al centro una vasca in pietra su un piedistallo, nota come Catino di Pilato. Sotto il portico, vicino a una finestra, si trova la statua del Gallo di San Pietro, che ricorda il momento in cui il seguace tradì Gesù Cristo. Molto simbolico è il fatto che la distanza tra il cortile e l’unico punto sopraelevato del centro di Bologna, San Giovanni in Monte, è la stessa che divide il Santo Sepolcro di Gerusalemme e il Monte Calvario, dove Cristo fu crocifisso.
In fondo al cortile si trova la Chiesa del Martyrium, che non fu terminata da San Petronio, fu adattata come battistero durante l’arrivo dei Longobardi e poi ricostruita dai monaci benedettini non secondo i progetti dell’antico Santo Sepolcro ma seguendo le ricostruzioni più recenti. Fino al 1950 era conservata una reliquia della Santa Croce ma ancora più interessante è il gruppo ligneo a grandezza d’uomo dell’Adorazione dei Magi, il più antico presepe esistente composto da statue a tutto tondo.
All’interno della struttura si trova un secondo chiostro più grande del Cortile di Pilato. Il Chiostro Medievale è un portico con archi preromanici, probabilmente risalente all’anno 1000, sormontato da uno splendido colonnato romanico due secoli dopo. Molto particolari e mostruosi sono i capitelli che avrebbero ispirato alcune forme di espiazione del purgatorio dantesco. Sulle pareti sotto gli archi troviamo le lapidi con incisi i nomi di tutti i cittadini bolognesi morti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
La piazza di fronte alla chiesa, che porta il suo nome, è un punto di ritrovo per la gente del posto e per alcuni studenti universitari. Durante la sera l’intera piazza e il quartiere diventano molto vivaci, come Corte Isolani, una galleria che collega Piazza Santo Stefano e Strada Maggiore, che ospita numerosi bar e ristoranti.
Piccola finestra di Via Piella
Non molti sanno che Bologna era in origine una città d’acqua. Prima di essere interrata tra il 1930 e il 1950, una rete di canali si snodava grazie a un sistema di chiuse che partiva dai fiumi Reno e Savena insieme al torrente Aposa, l’unico corso d’acqua naturale che attraversa la città. La flotta bolognese era potente quanto quella veneziana e i mercanti potevano navigare questi canali dal Porto Fluviale, nell’attuale Cavaticcio, a Ferrara e Venezia, verso il mare.
Oltre a favorire il mercato, i canali portavano energia ai mulini che venivano utilizzati per l’industria tessile, molto sviluppata a Bologna nel XIII secolo, tanto da essere la più grande città italiana in questo campo.
Nonostante i canali siano stati interrati, rimangono ancora alcune tracce della storia fluviale di Bologna; oltre alla fontana del Nettuno, simbolo della Bologna moderna, c’è infatti uno scorcio, una vista da una piccola finestra in via Piella che stupisce i visitatori, portandoli per un secondo in un’altra dimensione, quasi dimenticata.
Giardini Margherita (Parco Pubblico di Bologna)
Lo splendido parco cittadino fu realizzato alla fine dell’Ottocento dal conte Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, già gestore del Parco del Valentino a Torino. Il parco fu commissionato dal comune di Bologna per trasformare un terreno acquistato qualche anno prima. Il parco fu chiamato in onore della Regina Margherita di Savoia, che aveva visitato Bologna l’anno precedente, diventando così per tutti “Giardini Margherita”.
Il parco, che comprende, oltre ai vasti prati, un laghetto, parchi giochi e diversi bar, è ideale per una tranquilla passeggiata o per prendere un po’ di sole senza allontanarsi dal centro, infatti i Giardini Margherita si trovano vicino a Porta Castiglione e Porta Santo Stefano, a due chilometri da Piazza Maggiore.
San Michele in Bosco
San Michele in Bosco è un monastero del IV secolo che ospitava il convento degli Olivetani di Bologna. Il complesso si trova in un parco verdeggiante su una collina vicino al centro della città, sopra Porta San Mamolo. Da lì puoi godere di una vista panoramica mozzafiato su tutta la città, infatti è riconosciuto come un luogo rinomato per gli incontri amorosi. Oltre alla vista dalla piazza c’è una famosa finestra nel corridoio monumentale della struttura che, aprendosi proprio sulla torre degli Asinelli (una delle due torri), crea un effetto ottico a cannocchiale che si attenua gradualmente avvicinandosi alla finestra.
San Luca
La tradizione vuole che quest’altro simbolo della città di Bologna sia nato da un pastore che trovò un bellissimo quadro raffigurante la Vergine Maria in cima a una collina, così lo portò alla cattedrale della città, San Pietro. Durante la notte il quadro scomparve e lo ritrovarono il mattino seguente nello stesso punto. I cittadini di Bologna interpretarono questo fatto come un miracolo e un segnale divino che indicava loro la necessità di costruire un santuario alla Madonna su quella collina.
Particolare è anche la storia dei portici, che con i suoi 3,5 km sono i più lunghi del mondo. I portici proteggono i fedeli in processione da porta Saragozza al Santuario di San Luca. Nel 1677 il popolo partecipò a portare i materiali dalla base alla cima della collina con un famoso corrimano. Da notare anche il simbolismo che si cela dietro questo complesso architettonico, infatti il percorso coperto è composto da 666 archi, tradizionalmente il numero del diavolo, quindi il portico sarebbe una rappresentazione figurata del serpente a cui viene schiacciata la testa dalla Madonna, “interpretata” dal Santuario di San Luca.
Esiste un mezzo di trasporto molto comodo, chiamato San Luca Express, che permette ai visitatori di raggiungere il Santuario in modo rapido e senza sforzo. Si tratta di un treno a ruota ad hoc che parte da Piazza Maggiore e sale fino alla collina dove si trova la basilica. I biglietti possono essere acquistati presso il centro turistico Bologna Welcome in Piazza Maggiore.
Rocchetta Mattei
Questo gioiello della metà dell’Ottocento sorge sull’Appennino settentrionale nel comune di Savignano. Il castello fu costruito dal conte Cesare Mattei, un famoso medico che fondò l’elettroopatia, una pratica basata sull’omeopatia. Il castello ha ospitato molti personaggi illustri come Luigi III di Baviera e lo zar Alessandro II, che venivano visitati dal conte, citato anche da Dostoevskji nei Fratelli Karamazov. Durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi rovinarono gli interni del castello. Di conseguenza, il proprietario dell’epoca voleva donare il castello al Comune di Bologna, che rifiutò. Nel 1959 fu acquistato da Primo Stefanelli che decise di restaurarlo. All’inizio degli anni 2000 il castello è stato acquistato da una fondazione bancaria pubblica che ha completato il restauro e aperto il castello al pubblico.
La fortezza è nata dalle rovine di un castello che in passato apparteneva agli imperatori Federico Barbarossa e Ottone IV che controllavano il passaggio della valle del Reno e poi finì in rovina a causa dell’arrivo di metodi difensivi più avanzati.
La fortezza è molto eclettica nello stile ma vede prevalere i moreschi con aggiunte di architettura medievale italiana. Nella Rocchetta sono particolarmente degne di nota la Loggia Carolina in stile orientale, la cappella e la Sala dei Novanta. I biglietti possono essere acquistati online sul sito web in italiano o presso Bologna Welcome in Piazza Maggiore.
www.rocchetta-mattei.it